Al di là del fatto che non sono un Clouseau e quando scopro le cose io sono già fiorite da un pezzo, comunque ieri passeggiando per Milano incontro il faccione di Tom Waits espanso in un manifesto gigante, esattamente lui, il mago che mi guarda da sotto il cappello e mi sputa addosso un ghigno, spargendo tutt'intorno qualcosa come polvere d'oro o simili ricchezze...
Proprio tu?! penso, ficcandomi le mani in tasca con un gesto d'istintivo rovistamento. Il vecchio Tom che torna in Italia dopo un digiuno di nove anni. E prima di allora era venuto forse un'altra volta e basta.
Non c'è che dire, penso, giornata strepitosa. Vieni una volta a Milano e ti imbatti in uno così...ti gracchia qualcosa in inglese da là in alto...c'mon gra graaa...c'mon playin' grrr...Sì! Devo trovare un biglietto. Di corsa alla metro, infilato nell'intestino suburbano. Cosa avevo da fare? Non importa. Devo arrivare veloce a casa.
Certo, il concerto è giovedì, c'è tempo. Tempo?! Massì, ripete anche il venerdì! E poi sabato, perdio!
Ancora non lo sapevo, e lo avrei scoperto solo qualche ora dopo sulla home di un sito per prenotazioni telematiche. Si erano mosse a ragione, le mie lunghe dita fatte per cavare ragni dai buchi delle tasche interne. Non si erano avventurate là in fondo per sgranchirsi, ancor meno per rifugiarsi in segno di timidezza, come avrei ragionevolmente creduto guardandomi avanzare a passo lento da un balcone soprastante, prima di schizzare con zampe di grillo verso la prima metropolitana a disposizione.
Si erano già messe in cerca, le dita, in cerca di qualcosa di sonante nel vuoto delle mie tasche. Qualche moneta, qualche pepita d'oro forse. O non sarebbe bastata nemmeno quella? Dato che per sentirti gracchiare da un palco, vecchio Tom, neppure poi tanto da vicino, occorrono centotre euro. Virgola qualcosa.
appena nato dalla parte di sotto, questo blog è un inno alla parte sbagliata. quella che riguarda un po' tutti, bene o male. ma senza pretese
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